Johannes Ramel
La fede in Gesù e nella sua Parola mi condusse sulla strada dove, per la vicinanza e la guida del Signore, molto mi viene donato. Si avvera la Parola: “Beato l’uomo…il cui diletto è nella legge dell’Eterno, e sulla sua legge medita giorno e notte …tutto quello che fa prospererà“ (Dal Salmo 1:1-3).
Provengo da una famiglia cattolica di contadini della Bassa Austria e sono cresciuto a stretto contatto con la vita della Parrocchia. All’età di sedici anni fui scosso da una domanda decisiva: “Che significato ha la tua vita, qual è la tua appartenenza, dove trovi il tuo posto nella comunità delle persone?“ Sentii che quella era per me la domanda più importante. Volevo trovare la risposta. Intuii subito che soltanto Dio poteva darmela. Andai nella mia camera, mi inginocchiai e pregai: “Gesù, mostrami qual è il proposito di Dio per me. Non vorrei mancare l’obiettivo della mia vita”. Poi aprii una Bibbia (Pius Parsch Bibel) e iniziai a leggere: “Simone di Giona, mi ami tu…mi ami tu più di costoro?“ (Giovanni 21:15).
Queste parole si riferivano chiaramente alla mia situazione ed erano la sua risposta per me. La sua tangibile presenza provocò in me stupore e gioia allo stesso tempo. Per la prima volta nella mia vita sentii che Dio si era rivolto a me in un modo che conosco unicamente dalle testimonianze bibliche. Mi resi conto che egli si era rivelato e mi aveva dato una direttiva per la vita. Riconobbi che aveva preso nella sua mano la mia vita e mi avrebbe guidato. Ora appartenevo a lui e quindi ero sotto la sua amorevole protezione. Con quelle premesse mi domandò del mio amore per lui. Non esigeva da me grandi prestazioni che mi avrebbero messo in difficoltà, si trattava unicamente della mia disponibilità per lui.
Lontano dal cospetto del Signore
Come se mi fossi risvegliato da un altro mondo, incominciai a seguire i miei pensieri. Così facendo, distolsi la mia attenzione da Gesù e mi ritrovai di nuovo solo con le mie riflessioni. Dall’esperienza vissuta trassi la conclusione che sarei dovuto diventare parroco. Mi sentivo a disagio. Lo studio e la solitudine del celibato, richiesto dalla Chiesa Cattolica, mi incutevano timore, ma le cose presero il loro corso. Intrapresi così questa strada frequentando la “Aufbaumittelschule” a Horn e il “Priesterseminar” a St. Pölten.
L’atteggiamento che più mi caratterizzava era: “Devi realizzarti, lavori per la tua carriera pro- fessionale che ti può portare lontano”. Il Signore non poteva proprio parlare al mio cuore, non aveva accesso alle mie aspirazioni più profonde.
Avevo ripreso in mano la mia vita. Il prezzo di tutto ciò era una profonda solitudine – mi sentivo lontano anche da Gesù. Se pregavo, non ricevevo alcuna parola vivente, come accadeva invece all’inizio.
Il 29 giugno del 1963, festa di Pietro e Paolo, venni ordinato sacerdote. Nella mia attività come Parroco di Golling an der Erlauf (Austria) formai dei colla- boratori per i numerosi settori di competenza. Feci arredare artisticamente la chiesa e riuscii a far costruire un Centro Parrocchiale e una Canonica. La re- putazione della nuova Parrocchia crebbe e, con essa, tra la gente, anche la stima per il Parroco.
Cercare il Signore
Col passare degli anni cercai di nuovo la quiete e la domanda degli inizi ritornò: “Qual è il proposito di Dio per te?”. Molte cose persero la loro attrattiva. “Ha valore duraturo tutto ciò che ho fatto fino ad ora?” Paolo afferma: “… nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo“. – Ed io con che cosa edifico? – “… il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha edificato sul fondamento resiste, egli ne riceverà una ricompensa” (1 Corinzi 3: 11-14). Gesù dice: “Senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:5). Paolo dichiara: “La mia parola e la mia predicazione non consistettero in parole persuasive di umana sapienza, ma in Dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza degli uomini, ma sulla potenza di Dio” (1 Corinzi 2: 4-5). Questa forza di Dio – la forza dello Spirito Santo – a me mancava. Nel maggio del 1976 partecipai, ripieno di speranza, a un seminario sull’opera dello Spirito
Santo. La freschezza e l’immediatezza delle preghiere mi fecero piacere. Con mio stupore crebbe in me la ferma certezza che le promesse di Dio indicano la direzione alla mia vita. L’ordine in cui tutto confluì fece prosperare pace e gioia.
Accettare Gesù
La chiave di questa realtà, scoperta da poco, era: devi accettare Gesù. Mi domandai: “Come può avvenire? Non l’ho già fatto tramite i sacramenti?“. Con mio stupore non trovai nella Scrittura alcuna prescrizione riguardo ai sacramenti, bensì che dobbiamo accettare Gesù per fede: “…ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome“ (Giovanni 1:12). In preghiera presi personalmente questa decisione di fede.
Ora avevo accolto Gesù come colui che, già dall’inizio, egli voleva essere per me. Ora mi era vicino e avevo in me la sua pace. La mia fiducia è fondata su lui e sulla sua Parola. E se mi allontanerò ancora una volta dallo Spirito del Signore, potrò tornare a lui senza indugio e confessargli le mie mancanze. “ Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità“ (1 Giovanni 1:9). Cristo è il mio intercessore presso il Padre.
L’orecchio di un discepolo
La mia ubbidienza alla Parola di Dio crebbe sempre più e divenne l’unico valido criterio per la mia vita nella fede. Mi addolorò constatare che, nel corso dei secoli, il vero accesso alla redenzione tramite Gesù Cristo era stato reso impraticabile, poiché la Chiesa, con la pratica del battesimo dei neonati, aveva offerto una via falsa verso la redenzione. Ero ancora Parroco quando mi feci battezzare da un evangelista di passaggio che sostò da me.
La necessità di rivolgersi direttamente a Dio è offuscata anche nella venerazione dei Santi; ad essi viene attribuito a volte un onore che spetta solamente a Dio. Noi siamo sotto la protezione dell’Altissimo, non sotto quella dei Santi.
Gesù è la via verso il Padre, non Maria una via verso Dio. Nell’Epistola agli Ebrei Gesù è presentato come l’unico sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek. Egli fu sacrificato un’unica volta per togliere i peccati di molti. Come potevo io, un prete, rinnovare quest’ unico sacrificio di redenzione di Gesù ed offrirlo per altri?
Tramite i sacramenti le persone sono spinte a confidare nell’intercessione di altri esseri umani, anziché invocare Gesù con piena fiducia. “… poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione per ottenere salvezza“ (Romani 10: 9-10).
Le vie del Signore
Riguardo alla questione centrale della redenzione non potei trovare nella tradizione ecclesiastica nessuna apertura e nessun ritorno alla Parola di Dio, così, ubbidendo alla fede, dovetti abbandonare la comunità della Chiesa Cattolica. Il 4 novembre 1985 lasciai la Chiesa; facendolo non abbandonai la chiesa del Signore, ma una confessione sbagliata. Il Vescovo, dopo esser venuto a sapere che avevo messo in discussione il battesimo dei bambini e la consacrazione sacerdotale, dovette destituirmi dalla carica.
All’età di quarantotto anni incominciai a provvedere al mio sostentamento tramite contratti di risparmio edilizio e, più tardi, lavorando presso un ente assistenziale. Fu un cammino di umiliazione e di prova. In questo tempo la domanda di Gesù: “Mi ami tu più di costoro?“ divenne attuale in tutta la sua portata e, solo perché sapevo a chi avevo donato la mia fiducia e la mia ubbidienza, riuscii a rimanere sempre fedele alla Parola di Dio.
Un anno più tardi sposai Elsa civilmente e, alla presenza di fratelli e sorelle nella fede, ponemmo il nostro matrimonio sotto la sovranità di Gesù. Leggiamo insieme la Sacra Scrittura e cerchiamo in preghiera la guida del Signore.
Da allora mi capita sempre più spesso di incontrare fratelli e sorelle nel Signore che, come me, hanno fatto una chiara scelta di fede e hanno trovato la chiave per il regno di Dio: la fede vivente nel Signore Gesù Cristo risorto.
Ci riuniamo nelle case e, sul fondamento della nostra libera decisione di fede, abbiamo comunione, lodiamo Dio e ci atteniamo fedelmente all’insegnamento degli Apostoli nella lettura, nelle preghiere – come ci vengono messe nel cuore – e nello spezzare il pane nella Cena del Signore. Accettandoci gli uni gli altri, proseguiamo con fiducia il cammino verso il futuro, sapendo che il Signore ancora oggi vuole edificare la sua chiesa.
Krummnussbaum, autunno 2000, Johannes Ramel
Dopo il suo pensionamento Johannes Ramel ha descritto in un libro il suo cammino verso la fede vivente e salvifica in Gesù Cristo. La prima edizione è ormai esaurita; la seconda, dal titolo “ Im Aufbruch des Glaubens “, comprendente 144 pagine, è stata pubblicata in proprio e si può ottenere direttamente presso l’autore:
Johannes Ramel Neudastr. 10
A-3375 Krummnussbaum Österreich
Tel.+43-(0)2757-84 31
kontakt@johannes-ramel.at www.johannes-ramel.at
Stando agli scritti di molti lettori, questo libro ha già aiutato diverse persone a trovare a loro volta la fede salvifica in Gesù e a riordinare la propria vita alla luce della Parola di Dio.