Testimonianza di José A. Fernandez
Sono nato cieco, non fisicamente, ma spiritualmente nel 1899 in una delle regioni più montagnose ed inaccessibili dell`Asturia giustamente chiamata “la Svizzera Spagnola”.
I miei genitori erano cattolici praticanti, che avevano la fede del “carbonaio”, di cui parla Teresa d`Avila – cioè credevano ciecamente a tutto ciò che la Chiesa Cattolica insegnava e credeva. E fu questo tipo di fede che essi trasmisero ai loro 17 figli.
Sono nato, dunque, in una casa in cui il Cattolicesimo Romano permeava il cuore, lamente, e perfino il corpo, di ogni individuo; dove il bambino, assieme con il latte materno, assorbiva l`amore e la devozione a Maria e ai “Santi”; dove al bambino veniva inculcato il massimo rispetto per medagline, scapolari, rosari, immagini “sacre”, ecc… – dove, insomma, la parola del prete era legge e doveva essere ascoltata.
Andando indietro con la memoria fin quanto mi è possibile, ricordo che mi piaceva molto tutto ciò che avesse a che fare con la chiesa e con i preti, che, come mi era stato insegnato, consideravo esseri superiori, privi delle comuni necessità e debolezze umane. La mia gioia più grande era servire la Messa come chierichetto e perciò ritenevo che fosse un gran privilegio ed onore alzarmi presto la mattina, camminare per quasi 4 chilometri nella neve, attraverso una zona collinosa, per servire Messa. Già quando avevo sette anni, potevo rispondere alle antifone della Messa in latino.
Le devozioni familiari, che consistevano nella recita del Rosario e di lunghe litanie in onore di tutti i “Santi Patroni”, avevano luogo ogni sera, senza alcuna eccezione. Tutta la famiglia, compresi i bambini, si riuniva nella cucina, che serviva anche da soggiorno. Costituivamo una vera e propria comunità!
Quando mio padre tirava fuori dalla tasca il Rosario, era segno che tutti dovevamo inginocchiarci sul pavimento, pronti ad affrontare quel tormento che di solito durava una quarantina di minuti.
La recita del Rosario, che consisteva nel recitare, appunto, il “Credo Apostolico”, 53 “Ave, Maria”, 6 “Gloria al Padre”, 5 “Padre Nostro” ed un “Salve, Regina”, oltre alla “Litania della Beata Vergine”, era una vera prova. Il tutto poi era seguito da un`interminabile serie di preghiere a varie “Vergini”, a “Santi” ed Angeli, rinomati perché si pensava che proteggessero i devoti in tutte le circostanze e vicissitudini della vita.
Particolarmente mio padre era un uomo dalla fede cieca in tutto cio che insegnava la Chiesa Cattolica. Non dimenticherò mai ciò che avvenne un giorno, mentre stava lavorando nei campi, il 14 agosto, vigilia della festa “dell`Assunzione della Beata Vergine Maria”, “Patrona” del villaggio. A quell`epoca era un giorno di digiuno ed astinenza per la Chiesa Cattolica – in tali occasioni era proibito mangiare carne o qualsiasi cibo contenente comunque carne.
Siccome mio padre stava lavorando a quasi tre chilometri da casa, gli portai il pranzo in un cestino. Ma appena si sedette per mangiare, si accorse che gli era stato preparato il “puchero” con la carne, un piatto tipico spagnolo. Non volle nemmeno toccarlo e lavorò fino a sera tardi senza mangiare nulla. Mi disse però: “Avrei dovuto comprare la “Bula”, ma non possiamo permettercelo”. La “Bula” era un documento venduto dalla Chiesa Cattolica in Spagna, che dava al compratore il diritto di mangiar carne nei giorni in cui era proibito dalla legge della Chiesa. V`erano così quattro ”Bulas” in vendita in Spagna: la Bula della Santa Crociata, che garantiva al compratore un certo numero di “indulgenze”; la Bula della Carne, che permetteva appunto di mangiar carne nei giorni in cui era proibito; la Bula del Condono, che permetteva al suo possessore di tenersi una proprietà, che, essendo stata acquistata con mezzi fraudolenti, non si poteva far risalire al suo legittimo proprietario; ed infine la Bula dei Morti, che era a beneficio dei defunti.
Quanto a me, la mia vita religiosa ruotava soprattutto attorno ad un solo evento annuale: la Festa della Vergine dell`Alba, che commemorava “l`Assunzione di Maria al cielo” e cadeva il 15 Agosto. La Vergine dell`Alba era difatti la Patrona della regione. Secondo la leggenda, la vergine era apparsa ad un pastore nei pressi di un monte chiamato “Alba”. In quel posto fu eretto un santuario in onore di quella presunta apparizione. Ogni anno si organizzava una processione ed il santuario veniva così visitato da migliaia di pellegrini provenienti da vicino e da lontano. La statua della Vergine, tutta inghirlandata, veniva portata in processione in montagna, offerta alla venerazione dei fedeli venuti da ogni parte per vedere qualche miracolo o per ringraziarla per miracoli che credevano di aver ricevuto. Del resto, ogni regione spagnola ha qualche vergine miracolosa – vi sono centinaia di “Fatima” anche al mio Paese!
Sebbene la teologia cattolica romana faccia una distinzione tra la statua e la persona che rappresenta, si tratta di una distinzione soltanto teorica. Nonostante questo insegnamento del Catechismo, sia io che tutti i miei paesani pensavamo di adorare l`immagine come tale – in realtà, non facevamo tante distinzioni. Secondo noi, a quella statua era connesso un potere soprannaturale – anzi, per noi, quella non era nemmeno una statua come le altre. Infatti era composta di alcune assi di legno strutturate in modo da formare uno scheletro su cui era stato posto un volto. Poi la figura era stata rivestita di seta e oro. Perciò rimasi attonito il giorno in cui vidi che alcune “diaconesse” spogliavano la statua e notai che la vergine dei miei sogni era soltanto un pupazzo. Non potei mai più dimenticare quella scena.
Tenendo conto delle mie inclinazioni religiose, il mio parroco mi fece capire che avrei potuto benissimo studiare per diventare prete. Fu cosi che, considerando la grande stima che avevo per tale professione, anch`io mi convinsi che quella era la mia strada. Potete immaginarvi la gioia di mio padre sempre tanto religioso! Non fu così, però, per mia madre, ugualmente religiosa, ma che era contraria all`idea a causa del suo istinto materno e dell`amore che nutriva per me.
Così, all`età di 12 anni, lasciai la mia casa, mio padre, mia madre, i miei fratelli e sorelle, che non avrei mai più rivisto. La “gloria” della vita sacerdotale, il fascino del monastero e la salvezza della mia anima, che si presentavano sul mio orizzonte mentale, mi fecero superare la naturale tristezza che provai, quando mi congedai dalla mia famiglia e mi allontanai da quello che era stato lo scenario della mia fanciullezza.
Fui inviato in un ginnasio situato nella provincia di Valladolid. Il ginnasio era diretto da preti dell`Ordine dei Predicatori o Domenicani. Lo scopo di questa scuola era quello di cominciare a formare i ragazzi destinati dai loro genitori al sacerdozio.
Durante i quattro anni che passai lì, non solo studiai le materie proprie di ogni ginnasio, ma mi addentrai con profitto anche nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Fu allora che il Cattolicesimo Romano divenne più che mai parte di me, anima e corpo. Fu allora che il seme dell`intolleranza fu piantato nella mia anima, dato che il Cattolicesimo insisteva sul fatto che c`era un`unica vera Chiesa di Gesù Cristo, al di fuori della quale non c`era salvezza – e che quella Chiesa era la “Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana”. E fu anche lì che Dio fu presentato alla mia giovane mente come un giudice inflessibile, pronto a condannarci per i nostri peccati, un Dio adirato, che doveva essere propiziato con le buone opere, le penitenze e le mortificazioni.
Si può dunque ben capire la presa che tuttora la Chiesa Cattolica ha sul popolo spagnolo, particolarmente sui candidati al sacerdozio, educati come sono, sin dall`infanzia, in tale atmosfera e con tali idee. Ciò può anche spiegare come mai, nel passato, i Protestanti venissero bruciati al rogo e come anche attualmente la loro vita in Spagna non è certamente resa facile.
Durante i primi due anni di ginnasio, la mia vita fu esemplare. Osservavo ogni regola ed ero diligente negli studi, tanto che vinsi dei premi in varie occasioni.
Da questa “Scuola Apostolica” – com`era chiamato quel ginnasio speciale – fui inviato nel noviziato dei Domenicani ad Avila e nel famoso monastero di San Tommaso ricevetti, all`età di 16 anni, l`abito nero e bianco proprio dell`Ordine dei Domenicani.
Dopo di che, un anno intero fu dedicato allo studio della Regola e della Costituzione dell`Ordine, alla stretta osservanza di tale Regola e Costituzione, alla celebrazione “dell`Ufficio della Vergine” e dei giorni liturgici, sotto la stretta e costante vigilanza del Maestro dei novizi. Era, insomma, un anno di prova, che solo quelli dotati di un forte carattere potevano superare.
Si digiunava dal 14 settembre a Pasqua. La posta in arrivo e in partenza veniva accuratamente censurata dal Maestro. Era proibito ogni contatto con il mondo esterno. Non si poteva né conversare né comunque avere contatti con i sacerdoti ed i membri del monastero. Ogni settimana, il sabato, bisognava confessarsi obbligatoriamente al Maestro dei novizi, che era, nello stesso tempo, il nostro superiore e fedele sovrintendente.
Non è quindi difficile immaginare l`ansia e la tortura mentale causate da tale pratica così rigorosa – che in seguito è stata mitigata dal Diritto Canonico – a scapito dei giovani novizi, che temevano il sabato. Tuttavia il sogno e l`attesa di diventare un giorno un vero e proprio frate mi fornivano il coraggio necessario per affrontare e portare a termine quell`anno di prova e di assoluta abnegazione.
Una liberazione parziale avvenne quando l`8 settembre 1917, festa della Natività della Vergine Maria, feci la mia professione come membro dell`Ordine Domenicano. Spesi i susseguenti quattro anni nell`lstituto Santo Tomas, attiguo al noviziato.
Ora, da quando avevo lasciato la mia famiglia all`età di 12 anni fino all`età di 21 anni non avevo mai più parlato con una donna. Il sesso femminile infatti veniva presentato alle nostre giovani menti come qualcosa di cattivo e in molte occasioni i nostri istruttori ci raccontavano storie di santi che non avevano mai guardato in faccia nemmeno le loro madri, proponendoci questo come un esempio di castità da imitarsi.
Dopo quattro anni di liceo, a 17 di noi seminaristi fu ordinato di andare negli Stati Uniti per studiare teologia ed imparare l`inglese. Fu così che, indossando vestiti come quelli usati dai preti cattolici americani, camminammo per le strade di Madrid. Potevamo ammirare, per la prima volta dopo nove anni, le belle señoritas spagnole. Naturalmente arrossivamo ogni volta che i nostri occhi si incrociavano con quelli di qualche giovane signora.
Mentre passavamo per le strade della citta, la gente si fermava a guardarci, dato che per loro eravamo vestiti in modo strano e bisbigliavano tra loro: “Ecco i preti che si sposano” – un`osservazione considerata in Spagna poco riguardosa e rivolta ai Pastori protestanti.
Avevo dunque 21 anni e fino ad allora non avevo incontrato alcuno che non fosse cattolico, dato che a quel tempo tutti in Spagna professavano di essere cattolici. Certo, avevo letto e sentito qualcosa attorno ai Protestanti, ma non credevo che persone simili potessero esistere davvero.
La prima volta che ebbi l`occasione di incontrare qualcuno che non fosse cattolico fu durante il nostro viaggio dalla Spagna in America. Difatti sulla nave c`era un signore americano che aveva passato alcuni anni in Spagna e stava tornando negli Stati Uniti assieme alla sua affascinante figlia di 17 anni, che parlava spagnolo molto bene.
Dato che, nonostante il monastero, eravamo ancora esseri umani, un giorno tre di noi si trattennero in amabile conversazione con quella signorina. Scoprimmo, però, con orrore, che era protestante. Perciò, guidati da un ardente, ma imprudente, zelo, cominciammo a mettere in pratica con lei tutto quello che avevamo imparato per far convertire le persone dal Protestantesimo al Cattolicesimo.
Il primo argomento che affrontammo riguardava la Vergine Maria. “Credete nella Beata Vergine Maria?” le chiedemmo, “Si”, ci rispose, ”ma in modo diverso dal vostro”.
Quella risposta ci lasciò inorriditi e aggiungemmo: “Non sapete che si deve pregare Maria per essere salvati?” – “No”, rispose, “non lo sapevo”. Allora, disperati, le dicemmo: “Non sapete che le giovani come voi dovrebbero pregare Maria affinché protegga la vostra verginita?”
A questo punto cominciò a piangere… Corse su per le scale e andò a dire tutto al padre, che due minuti dopo si precipito giù con una pistola in mano pronto a spararci – e l`avrebbe fatto, se non fosse intervenuto il capitano della nave. Quella dunque fu la mia prima “evangelizzazione” e da allora ebbi paura dei Protestanti!
Passai tre anni nel Seminario dei Domenicani in Louisiana e qualche tempo nell`Università Notre Dame.
Subito dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1921, fui inviato come assistente del parroco in una delle più grandi chiese cattoliche di New Orleans in Louisiana – vi rimasi nove anni.
Nel 1932 divenni parroco in quella stessa chiesa, anche se avevo appena 32 anni.
Per sei anni mi diedi al mio ministero senza risparmiarmi, con grande zelo, e, lasciatemelo dire, con grande successo. I membri di chiesa aumentarono come anche aumentò la frequenza al culto e ai sacramenti. Aumentarono anche i beni materiali. Inoltre, quando divenni parroco, la scuola della parrocchia aveva 450 alunni; dopo due anni ne aveva più di 1000. In particolare, feci in modo che centinaia di bambini poveri ricevessero un`educazione religiosa gratis.
L`Ordine dei Domenicani, poi, mi aveva fatto l`onore di nominarmi Superiore del Convento attiguo alla chiesa. La mia comunità era costituita da cinque preti e due fratelli laici. Ero anche “padre confessore” di varie suore – fatti questi che provano l`alta stima di cui godevo presso l`Arcivescovo, l`Ordine a cui appartenevo, ed i miei superiori. Ma, dopo tutto , ero un “Fariseo dei Farisei”, che aveva bisogno di un incontro personale con il Cristo vivente sulla via di Damasco!
Difatti, durante gli ultimi anni del mio “pastorate”, cominciai a mettere in discussione alcune dottrine della Chiesa Cattolica. La prima dottrina su cui nutrivo dei dubbi e che poi rifiutai, fu quella riguardante il presunto potere dei preti di perdonare i peccati nella “confessione”. Nello stesso tempo, non riuscivo più a credere nella dottrina della transustanziazione o della presenza fisica di Cristo nell`ostia e nel calice.
La mia fede nella Chiesa Cattolica si era indebolita. Sentii che non potevo continuare ad essere un ipocrita. Così, cominciai a pensare che era meglio rinunciare al sacerdozio.
A questo punto Dio intervenne e dinuovo forni l`occasione per compiere quel passo, servendosi di esseri umani. Infatti il Superiore Generale dell`Ordine Domenicano da Roma ordinò ai preti domenicani spagnoli della Louisiana di lasciare le loro chiese e consegnarlo ai Domenicani americani. Alcuni di noi furono inviati in Spagna, altri nelle Filippine.
Lasciai la mia parrocchia senza protestare, percependo che il dito di Dio era presente in questa nuova svolta degli eventi. Mi rifiutai però di lasciare il mio Paese d`adozione, che avevo imparato ad amare. Fu cosi che rinunciai al sacerdozio, ma purtroppo presi ben presto la via che conduce nell`abisso del peccato. Dio però ebbe pietà di me ed impedì che facessi una brutta fine. Per un anno e mezzo dovetti affrontare una terribile lotta interiore. Ero tentato di allontanarmi da Dio e da tutto ciò che era ritenuto “sacro”. Alla fine, però, mi ricordai delle parole che vennero fuori dal fondo del cuore di Pietro: “ Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni 6:68).
Il mondo con tutti i suoi piaceri ed attrazioni non avrebbe mai potuto riempire il vuoto dell`anima mia. Difatti, dopo aver cercato invano di trovare la felicità nelle cose del mondo e desiderando di salvare l`anima mia, me ne andai in un monastero della Florida. Avevo deciso di consacrare la mia vita a Dio nella solitudine della vita monastica, di seppellirmi tra le quattro mura di quel sacro recinto, per darmi da fare per meritare la salvezza. Pensavo che, nella solitudine del monastero, Dio m`avrebbe certamente aiutato a salvarmi, dandomi anche la felicità che cercavo. Questo era il mio intento, ma Dio aveva un altro piano per me. Era ormai evidente che mi stava guidando. Difatti fu in quel monastero che conobbi il Cristianesimo evangelico.
Per qualche tempo lavorai nella biblioteca del monastero. Ora, c`era nella biblioteca uno scaffale particolare, chiuso a chiave, detto dei “Libri proibiti”. Fui vinto dalla curiosità ed un giorno presi la chiave, aprii quello scaffale e vidi sei o sette libri. Li lessi tutti, uno per uno. Erano libri religiosi avversi al Cattolicesimo Romano, che pretende di rappresentare la vera chiesa di Gesù Cristo.
Nello stesso tempo, cominciai a leggere la Bibbia. Fino ad allora, la Bibbia non aveva avuto per me un`importanza particolare. Era considerata la Parola di Dio ispirata, ma mi era stato detto che la mente umana normale non ne può comprendere il vero significato. Credevo perciò che solo una mente superiore, un`autorità infallibile, fosse necessaria per rivelarci il significato di ciò che era nella mente dello Spirito Santo, quando aveva ispirato gli agiografi. Conseguentemente preferivo leggere la Parola di Dio secondo l`interpretazione datane da questa autorità suprema e che si trovava nei libri di teologia cattolica e nei libri liturgici.
A poco a poco la lettura della Bibbia divenne per me una fonte di conforto ed ispirazione nella solitudine del monastero e cominciai a comprendere il vero significato di alcuni passi della Bibbia, a cui nel passato non avevo fatto attenzione. Fui colpito specialmente dai seguenti versetti – 1Timoteo 2:5‐6, “Vi è infatti un solo Dio ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini; Cristo Gesù uomo, il quale ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti, secondo la testimonianza resa nei tempi stabiliti”; Efesini 6:24, “La grazia sia con tutti quelli che amano il Signor nostro Gesù Cristo con sincerità”; 1Timoteo 4:1‐3, “Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranna dalla fede… vieteranno di maritarsi e imporranno di astenersi da cibi che Dio ha creato, affìnché siano presi con rendimento di grazia da coloro che credono e che hanno conosciuto la verità”.
Il seme della Parola di Dio fu dunque piantato nel giardino dell`anima mia; è vero che cercai pure di soffocarlo, ma quel piccolo seme doveva crescere e produrre frutto al momento opportuno.
Insegnando Storia della Chiesa ai giovani monaci, venni a conoscenza della corruzione della Chiesa Cattolica, sia quanto a dottrina che quanto a moralità, ed in cuor mio provavo una grande ammirazione per gli esponenti della Riforma protestante.
In ogni caso, dopo due anni trascorsi nel monastero, non avevo ancora trovato la pace della mente né la felicità dell`anima che stavo cercando. Che cosa fare?
Ormai non volevo più vivere in quel contesto e, ansioso di rendermi utile all`umanità in qualche modo e sapendo che la mia patria d`adozione era in guerra, mi arruolai volontario, come soldato semplice nell`esercito degli Stati Uniti. Ed in questo passo fui certamente guidato dalla Divina Provvidenza.
Interi libri potrebbero essere scritti sulle mie esperienze della vita militare, considerando la mia età, l`ambiente da cui provenivo, e che ero un soldato semplice in tempo di guerra. Certo, l`esercito è una bella istituzione e sono contento di aver fatto tante interessanti esperienze durante quei tre anni di vita militare. V`erano però anche alcuni aspetti negativi, come i caporali ed i sergenti, che si arrogavano tanta autorità da comportarsi come se fossero dei doppioni di Hitler, Mussolini e perfino di Tojo, eminente uomo politico e personificazione del militarismo giapponese – costoro rendevano davvero difficile la vita ai soldati semplici.
Dopo un primo periodo d`addestramento, fui inviato in una scuola militare speciale, dove venivano addestrati soldati particolarmente dotati. Eravamo quindi tutte persone notevolmente istruite. Eppure dovevamo prendere ordini dai soliti caporali e sergenti, che per lo più nella vita civile erano spazzini e lavapiatti, e quindi facevano uso di un linguaggio volgare, accompagnato di solito anche da punizioni varie. Ma io ringrazio Iddio per quegli uomini, perché, in fondo, mi stavano anch`essi preparando per il mio futuro ministero cristiano, dal momento che mi insegnarono ad essere umile, obbediente, disciplinato e spiritualmente democratico.
Per qualche tempo fui assegnato all`ufficio del Cappellano. Questo Cappellano era Pastore della Chiesa Riformata Olandese. Era una persona molto intelligente e con un cuore d`oro. Si chiamava Herman J. Kregel. Dopo aver fatto servizio per tre anni come Cappellano con le forze d`occupazione in Giappone, era stato assegnato, sempre come Cappellano, all`Accademia Militare di West Point. Mi piaceva ascoltare i suoi sermoni la Domenica mattina, perché era un oratore fluente ed interessante. Sotto la sua guida, mentre la mia mente reagiva positivamente alle sue esaurienti e chiare spiegazioni dottrinali, il mio cuore rimaneva impressionato dall`esempio della sua condotta, dal suo amore, dal suo altruismo, dalla sua magnanimità e spontaneità. Per la prima volta mi resi conto del fatto che un Pastore protestante poteva essere felice e sincero nell`esercizio della sua fede e del suo ministero.
Nell`esercito americano, a differenza di altri eserciti, un Cappellano non cerca di fare proseliti. Perciò i miei rapporti con il Cappellano protestante erano cordiali, come di solito lo sono tra un Cappellano ed i soldati, ma niente di più. Non mi impediva di frequentare le riunioni protestanti – del resto, stavamo anche combattendo per il diritto di praticare la propria religione quando e dove si vuole.
Una domenica predicò sulla salvezza per la sola fede in Gesù, rifacendosi soprattutto all`insegnamento deIl`ApostoIo Paolo. Quanto a me, da tempo avevo messo da parte ogni dottrina e prassi caratteristiche della Chiesa Cattolica, ma sostenevo ancora che si poteva essere salvati per le buone opere. Dopo il culto, andai nel suo ufficio per fargli conoscere la mia opinione sulle sue affermazioni “eretiche”. Armato del passo della Lettera di Giacomo 2:24 – “Perciò vedete che l`uomo è giustificato per le opere e non per fede soltanto” – con arroganza e nella mia ignoranza gli dissi: “Se ciò che Lei ha detto è giusto, allora Giacomo ha torto: se Giacomo ha ragione, Lei e Paolo avete torto. Altrimenti Lei deve ammettere che v`è una contraddizione nella Bibbia”. Con un sorriso di commiserazione, il Cappellano mi pregò di sedermi. Poi in una maniera calma, umile, dignitosa, con una voce che denotava affetto e comprensione per il conflitto spirituale di questo soldato che metteva in discussione la sua teologia, cominciò a darmi delle spiegazioni.
“José”, mi disse, “non c`è alcuna contraddizione nella Bibbia, perchè lo Spirito Santo ne è l`unico Autore e lo Spirito non può contraddire Se stesso”. Ero perfettamente d`accordo.
“Ora”, continuò, “quando Paolo dice che la salvezza si ottiene solo per la fede, parla secondo il punto di vista di Dio, che legge nelle nostre menti e vede i nostri cuori. Per quanto riguarda Dio, dunque, noi siamo salvati già dal momento in cui crediamo. Tuttavia questa fede – nota bene – è fiducia in Dio e non è semplicemente un assenso mentale ad alcune dottrine”. Non avevo mai sentito definire la fede a quel modo.
“D`altra parte”, continuo il Cappellano, “quando Giacomo afferma che la salvezza si ottiene anche per le opere, parla secondo il punto di vista degli uomini, che, essendo incapaci di leggere le nostre menti o di vedere i nostri cuori, devono avere qualcosa di visibile e tangibile dinanzi, in modo da poter giudicare se siamo salvati o meno. Secondo la mentalità umana, quindi, siamo salvati quando facciamo opere buone, perché “li conoscerete dai Ioro frutti” (Matteo 7:16). Ma le buone opere non sono la radice, quanto piuttosto il risultato della salvezza”.
Per me quella spiegazione era unica – non avevo mai sentito nulla del genere, ed ero d`accordo. L`ultima barriera mentale era stata rimossa. Divenni così un credente “intellettuale” e promisi al Signore che avrei consacrato la mia vita al ministero evangelico, una volta congedatomi dall`esercito.
Non ero però ancora preparato ad esercitare il ministero, perchè la mia mente s`era convertita, ma non il mio cuore. Difatti una vera conversione deve cambiare non solo la mente, ma soprattutto il cuore. Accettavo ogni verità fondamentale della Bibbia, ma non avevo arreso il mio cuore a Cristo.
Una volta ricevetti anche la visita di un rappresentante del delegato apostolico – è questo uno dei metodi del Vaticano per tenere sotto controllo i propri uomini.
Questi mi disse che se avessi voluto tornare nel monastero per fare penitenza, mi sarebbe stata di nuovo affidata una parrocchia. Ma le ruote del Vaticano si erano mosse troppo lentamente; troppi dubbi e questioni insolubili da parte del Vaticano erano stati lasciati a covare da quando ero stato assegnato all`ufficio del Cappellano…
Pregai per ottenere luce e studiai per saperne sempre di più. Durante i miei giorni liberi cominciai a visitare varie chiese nel Maryland ed in Pennsylvania per vedere quale di esse mi piacesse di più alla luce della Bibbia. Fu così che durante una delle mie peregrinazioni tra le chiese di Baltimora, incontrai la donna che sarebbe poi stata mia moglie. Era una donna profondamente religiosa e membro della Chiesa Battista. Possedeva una personalità avvincente, un piacevole senso dell`umorismo e un cuore traboccante di amore cristiano. Il nostro breve fidanzamento ci portò ad essere uniti in matrimonio da un Pastore battista in una chiesa battista. Indubbiamente mi sentivo attratto dai Battisti, ma neanche mia moglie poteva comunicarmi l`esperienza che il Signore misericordioso mi avrebbe concesso di fare sei mesi dopo il nostro matrimonio.
Nell`autunno del 1944 fui assegnato come interprete agli ufficiali sudamericani, che studiavano scienza militare della cavalleria motorizzata a Fort Riley nel Kansas. Mentre svolgevo quest`attività, mi diedi anche ad una specie di “esplorazione” spirituale. Era il periodo in cui cercavo la verità. Un Sabato sera partecipai ad una riunione all`aperto tenuta dall`Esercito della Salvezza ad un angolo di Junction City nel Kansas. In un primo tempo mostrai indifferenza e perfino disprezzo. Ma poi man mano fui spinto da una forza soprannaturale ad ascoltare con la massima attenzione. Quel mio sforzo fu ricompensato.
Una signorina, che indossava l`uniforme dell`Esercito della Salvezza, diede il messaggio – un bel messaggio, molto interessante, che lei concluse con un appello, rivolto ai presenti, a dare il loro cuore a Cristo. Poi citò le parole di Gesù riportate in Giovanni 5:24, “In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita”.
In quel momento sentii che anch`io stavo passando dalla morte alla vita. Sotto la spinta di una forza soprannaturale, caddi in ginocchio, confessai che Cristo era il Signore della mia vita e Lo accettai come mio personale Salvatore. In realtà, però, non posso che ripetere le parole del cieco nato del Vangelo: “Prima ero cieco e ora ci vedo” (Giovanni 9:25).
Dinanzi ad una vita così trasformata, non si può mettere in discussione la potenza dello Spirito Santo. Qualcosa avvenne nella mia vita: non sono più lo stesso. Difatti amo le cose che prima odiavo ed odio le cose che prima amavo. All`uomo e alla donna non rigenerati spiritualmente, tutto questo può sembrare pazzia, perché “l`u0m0 naturale non riceve Ie cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente” (1Corinzi 2:14). Fatto è che da quel momento in poi la mia vita è stata una testimonianza pubblica della potenza trasformatrice dello Spirito Santo: un peccatore salvato dalla grazia di Dio.
Da quando ero divenuto un credente “intellettuale”, sei mesi prima della gloriosa esperienza della nuova nascita, spesso ero assalito da dubbi e paure ed i miei sogni erano incubi. Appena però divenni un vero e proprio credente, arrendendomi completamente al mio Salvatore crocifisso, non sentii altro che pace, tranquillità e sicurezza, proprie di quelli che Confidano in Gesù. Per me la vita è cominciata a 44 anni!
Subito dopo il nostro matrimonio, andammo a vivere a Blue Ridge Summit, una località di villeggiatura situata su una catena montuosa, che divide il Maryland dalla Pennsylvania, a circa 25 chilometri ad ovest di Gettysburg ed appena un chilometro da Camp Ritchie, dove ero stato assegnato.
Lì c`era una chiesa presbiteriana, la più importante della zona. Ne era il Pastore il Reverendo C. P. Muyskens, compagno di studi del Cappellano Kregel e, come lui, ex‐ Pastore della Chiesa Riformata Olandese. Frequentando regolarmente quella chiesa, conoscemmo gradualmente le eccellenti qualità del suo Pastore, che era anche un ottimo predicatore. Visitandolo a casa sua, fummo colpiti dalla sua vita cristiana in famiglia: non lasciava la sua fede sul pulpito, ma la portava con sé a casa. In lui trovai l`ispirazione, la guida e l`incoraggiamento di cui avevo bisogno durante quel periodo di transizione da soldato a ministro dell`Evangelo.
Avevo appena cominciato ad essere istruito da lui, quando fui inviato in trasferta a Fort Riley. Al mio ritorno, quattro mesi dopo, ero l`uomo più felice del mondo. Difatti avevo Cristo nel mio cuore ed in tasca un encomio da parte del Comandante della Scuola di Cavalleria.
Il 24 aprile 1945 fui ordinato Pastore nella chiesa presbiteriana di Blue Ridge Summit, mentre ero ancora nell`esercito. Due mesi dopo ricevetti un documento che stavo aspettando con ansia: il congedo, con tutti gli onori, dall`esercito degli Stati Uniti.
In autunno entrai nell`Istituto Teologico di Princeton, dove studiai per avere la laurea in teologia.
Quell`anno trascorso a Princeton fu senz`altro il più felice della mia vita. Vi trovai una notevole carica spirituale, comunione cristiana, crescita spirituale ed una profonda esperienza religiosa. Quella per me fu come l`Arabia per l`Apostolo Paolo. Oltre che dalla bellezza dei dintorni, fui particolarmente colpito dalla validità dei miei professori dal punto di vista dottrinale, dal modo di vivere, e dalla libertà nello Spirito di giovani di entrambi i sessi che avevano consacrato la loro vita completamente al ministero cristiano. Paragonando l`atmosfera che vi regnava con quella del seminario che avevo frequentato da giovane nella Chiesa Cattolica, la differenza era più che evidente. Al posto del timore, dell`accidia, dell`irregimentazione e del controllo costante, qui c’erano amore, gioia e la libertà dei figli di Dio.
Avviandomi a poco a poco alla conclusione della mia testimonianza, in cui è evidente la potenza salvifica di Gesù Cristo, vorrei spendere qualche parola per dire che cosa il Protestantesimo ha significato e significa oggi per me.
Secondo me, il Protestantesimo, nella sua forma ortodossa e storica, rappresenta il Cristianesimo stesso, e per me Cristianesimo significa una vita vissuta in Cristo, mediante la fede in Lui, l`unico che può salvare.
Il Protestantesimo mi ha dato la Bibbia e mediante la Bibbia ho conosciuto il Cristo vivo e vero, che ho accettato quale mio personale Salvatore ed “unico Mediatore tra Dio e gli uomini ” (1Timoteo 2:5). Da cattolico spagnolo, conoscevo Cristo soltanto come un bambino tra le braccia di Sua madre e come un cadavere sulle ginocchia di Maria. Non era mai esistito per me un Cristo risorto e vivente, finché la Bibbia mi portò al Calvario e alla tomba vuota.
Per 44 anni ero stato sempre portato al Sinai, dove avevo udito i tuoni della Legge da parte del rituale della Chiesa Cattolica. Ma tutti i tuoni della Legge non erano riusciti a farmi sentire davvero peccatore, finché un giorno andai al Calvario e vidi il mio Salvatore pendere dalla croce per me. In presenza della croce, per la prima volta nella mia vita mi resi conto del significato della redenzione. Credetti quindi non solo con la mente, ma anche col cuore e mi gettai tra le braccia del Salvatore crocifisso. In quel momento, non sentii più il peso del peccato: ero nato di nuovo ed ora avevo la vita eterna.
Il risultato fu che gustai un po` della gloria della risurrezione. Ero ormai giustificato dinanzi a Dio e tutti i miei peccati erano stati da Lui perdonati. Cristo era per me una realtà vivente. Lo Spirito stesso testimoniava al mio spirito che ero un figlio di Dio (Romani 8:16), „partecipe della natura divina” (2Pietro 1:4). La paura della morte, così comune tra i Cattolici, era per me scomparsa del tutto. Ora con Paolo potevo dire: “Per me infatti il vivere è Cristo, e il morire guadagno” (Filippesi 1:21), e ripetere con Giobbe, con gioia ed esultanza: “So che il mio Redentore vive ” (Giobbe 19:25), e cantare gioiosamente e trionfalmente quell`inno che dice: “Ei vive! Ei vive! Il Cristo vive in me! Al cuore mi parla ed è con me e mi sostiene ognor… Domandi come so ch`Ei vive: Ei vive nel mio cuor!”
Sono pienamente convinto che il Protestantesimo, nella sua essenza, è dinamico, perche possiede il dinamismo proprio del puro messaggio dell`Evangelo che, come afferma l`Apostolo Paolo, “è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo prima e poi del greco” (Romani 1:16). Tale dinamismo sembra estendersi dalla sfera della spiritualità alle sfere dell`economia e della realtà fisica, secondo la promessa fatta da Dio a Giosuè: “Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, cercando di agire secondo tutto ciò che vi è scritto, perchè allora riuscirai nelle tue imprese, allora prospererai” (Giosuè 1:8).
Dobbiamo venire in contatto con “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16). Questa verità si trova esposta nella Bibbia, che per i Protestanti e stata una fonte di forza, anzi è la base stessa su cui poggia il Protestantesimo. Eppure oggi, anche per molti Protestanti, la Bibbia è un libro quasi ignoto – al massimo è un ornamento di qualche scaffale di biblioteca, ma non è mai, o raramente, letto. Anzi questo Libro ispirato da Dio è sottoposto ad una critica meticolosa da parte di menti da niente. Quanto e triste e disastroso per il Protestantesimo minare le basi stesse su cui poggia! Difatti noi siamo “edificati sul fondamento degli Apostoli e dei Profeti” (Efesini 2:20), e “quando le fondamenta sono distrutte, che può fare il giusto?” (Salmo 11:3).
Datemi il semplice messaggio dell`Evangelo, quel messaggio che sembra una pazzia ai saggi di questo mondo – mi basta, perché è “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. Con quel semplice messaggio i primi Cristiani furono capaci di conquistare il mondo pagano per Cristo e per mezzo suo i Riformatori riuscirono ad opporsi alla potenza del Golia della Chiesa Cattolica.
Nessun cristiano dalla fede “biblica” ha mai abbandonato la Bibbia e gli insegnamenti del Vangelo per il Catechismo della Chiesa Cattolica ed i comandamenti degli uomini. Sono invece i Protestanti senza “la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” che cadono preda delle attrattive offerte da una religione materialistica, ritualistica, formale e pomposa.
Contrariamente a quanto pensa tanta gente, il Protestantesimo non ebbe origine solo da una protesta contro gli errori e la corruzione morale della Chiesa allora esistente. In realtà il motivo principale che sta alla base del movimento della Riforma è l`amore per la verità riscoperta dai Riformatori nel Vangelo. Il risultato fu che essi levarono la loro voce per protestare contro la Chiesa, che aveva oscurato o addirittura messa da parte, la luce del Vangelo. Perciò il fatto che si schierarono con fermezza dalla parte dell`incontaminata Parola di Dio contro le autorità ecclesiastiche e civili del tempo, contribuì non poco allo sviluppo del Protestantesimo, fondato sulla roccia che è Cristo e sui pilastri della Sua Parola.
Che cosa dunque dobbiamo fare ora per dimostrare la nostra vitalità?
- Pentiamoci! Dobbiamo cadere in ginocchio e confessare con cuore contrito che abbiamo deviato dal sentiero dei nostri Padri, che eroicamente hanno lottato “per la fede, che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi” (Lettera di Giuda 3); che abbiamo messo da parte la Parola di Dio per osservare i comandamenti degli uomini; che siamo tornati al formalismo e legalismo contro cui si ribellarono i Riformatori; che abbiamo perduto il nostro “primo amore” (Apocalisse 2:4) e che la prospettiva della nostra inestimabile eredità si è
Nell`Apocalisse troviamo l`angelo di Dio che si rivolge così chiaramente alla chiesa di Sardi, che rappresenta la Chiesa della Riforma: “Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto. Sii vigilante e rafferma il resto delle cose che stanno per morire, perché non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio. Ricordati dunque quanto hai ricevuta e udito; serbalo e ravvediti!”
(Apocalisse 3:13).
- Ritorniamo alla Bibbia! Cristo stesso è la Parola – “Nel principio era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era .. E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato tra noi” (Giovanni 1:1,14).
Quando leggiamo la Parola, Cristo è con noi. Quando predichiamo la Parola, noi comunichiamo Cristo alla gente, lo stesso Cristo che camminò su questa terra, morì sul Calvario e risuscitò dai morti. E` soltanto mediante la potenza della Parola che possiamo aspettarci di infondere nuova vita nel nostro Cristianesimo, rendere il Protestantesimo dinamico e così salvare il mondo dal caos e dalla rovina.
- Testimoniamo di Cristo! Siamo veri Protestanti! Difatti il termine “Protestante” ha una connotazione positiva, come indica il verbo latino “protestare” cioè testimoniare a favore di Cristo e del Suo Vangelo, e non si riferisce quindi a chi si dà soltanto alla polemica ed è sempre contro qualcuno o Se la Parola è divenuta carne, allora ogni carne dovrebbe diventare una parola che proclama “le imperscrutabili ricchezze di Cristo” (Efesini 3:8). Se Cristo ha senso per noi, parliamone bene! Se abbiamo avuto esperienza della Sua potenza salvifica, dedichiamo la nostra vita a servirLo – “così dicano i riscattati dall`Eterno” ! (Salmo 107:2).
(Traduzione di Edoardo Labanchi, ex Sacerdote Cattolico)